sabato 4 novembre 2017

ALCUNI DEI TANTI ASPETTI DEL RAPPORTO DENARO, FISCO, RELIGIONE, CHIESA ... CLERO.

ALCUNI  DEI TANTI ASPETTI DEL RAPPORTO DENARO, FISCO, RELIGIONE, CHIESA ... CLERO.

PREMESSO ART.53 COSTITUZIONE

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.



DOPPIA “CONIAZIONE” FISCALE ED IMPOSITIVA (TEORICA) E MONETARIA LE DUE DISGIUNTE ED AUTONOME AVULSE L’UNA ALL’ALTRA…. ESATTAMENTE COME ORA
LA PRETESA DI ESAZIONE A PRESCINDERE DALLA NECESSARIA QUANTITà DI MONETAZIONE ALL’INTERNO DELL’ECONOMIA…



Per chiarire la situazione attuale occorre fare riferimento al motto di …… chi non conosce il passato non conosce il presente e chi non conosce il presente non può programmare il futuro.



Occorre quindi ricordarsi cosa successe in passato in analoghi frangenti quali modalità risolutorie furono scelte, quali furono le priorità e quale esito comportarono….
Nel Tardo Impero d’Occidente il costo crescente dell'esercito con continui aumenti di stipendio ed elargizioni per tenerlo quieto, le spese della corte e della burocrazia in quanto al governo servivano sempre più controllori che combattessero l'evasione fiscale ed applicassero le leggi nella vastità dell'Impero, non potendo più ricorrere alla metodica svalutazione monetaria che aveva causato tassi d'inflazione incredibili, si riversarono,sulle imposte con un intollerabile peso fiscale, soprattutto tra il III ed il IV secolo, quando le dimensioni dell'esercito raggiunsero i 500.000 e più armati a causa della riforma fiscale di Diocleziano con l'introduzione della iugatio-capitatio nelle campagne e altre imposizioni fiscali per i centri urbani.
Dato che i nullatenenti ovviamente non tenevano niente ed i ricchi contavano su appoggi e corruzione chi ne pagò come al solito (ed anche ora) il costo furono il ceto medio (piccoli proprietari terrieri, artigiani, trasportatori, mercanti) e gli amministratori locali (decurioni), tenuti a rispondere in proprio della quota di tasse fissata dallo Stato (indizione) a carico della comunità per evitare l'evasione fiscale. L'evergetismo, che era un munifico e magnifico vanto, diventò sempre più una obbligazione imposta dal governo centrale.
Le cariche pubbliche, che in precedenza erano ambite, significavano nel Tardo Impero gravami e rovina. Per arrestare la fuga dal decurionato, dalle professioni e dalle campagne, che divenne generale proprio con l'inasprimento della pressione fiscale tra il III ed il IV secolo d.C., lo Stato vincolò ciascun lavoratore e i suoi discendenti al lavoro svolto fino ad allora, vietando l'abbandono del posto occupato (professioni coatte), che nelle campagne darà avvio, attraverso il colonato, a quella che nel Medioevo alla "servitù della gleba".
È comprensibile, a questo punto, che la massima parte della popolazione considerasse l'arrivo dei barbari non tanto una minaccia, quanto una liberazione. Ormai si era scavato un solco profondo tra uno Stato sempre più invadente e prepotente e la società. Lo Stato che nel V secolo crollò sotto l'urto dei barbari era uno Stato ormai privo di consenso e costituito da una ristretta elite di superricchi e da una .sterminata massa di poveri irrecuperabilmente senza speranza di .emancipazione e miglioramento... qualcosaa di analogo alla situazione attuale. E per questo ed altre motivazioni economico/socio/politica ebbe facile presa il cristianesimo, e conseguentemente il Papato gradualmente (come al solito) si sostituì in toto all’Impero.



Nel Medio evo le cose non andarono meglio ma tralasciamo ed andiamo direttamente alla prima metà del Cinquecento che segna uno spartiacque nella storia della fiscalità non solo pontificia qui succintamente esaminata.
Una delle ragioni più significative di tale snodo va ricercata nella nascita e nello sviluppo della Riforma protestante in Europa che portò sconquasso di ogni ordine storicamente costituito, primariamente economico, finanziario, fiscale, oltre che sociale morale, religioso .
L’immagine del monaco Lutero che affigge le tesi non trova riscontro nella realtà, tuttavia tale disputa ebbe una diffusione straordinaria nell’intera area tedesca dell’Europa e non solo. Ciò avveniva a causa del contenuto delle 95 tesi, mediante le quali si sferrava un deciso attacco ad alcune concezioni teologiche della Chiesa romana nonché alle stesse strutture ecclesiastiche fino al vertice, colpendo l’istituzione stessa del papato. L’appello di Lutero corrispondeva esattamente alle aspirazioni della società politica tedesca che rivendicava con forza l’autonomia dell’imperatore tedesco dalla Curia romana e dal Suo Capo. Così tuonava Lutero:
Noi tedeschi siamo bellamente gabbati alla tedesca: mentre immaginiamo di essere signori, siamo divenuti gli schiavi del più scaltro dei tiranni, possediamo il nome, il titolo e l’insegna dell’Impero, ma tesoro, potenza, libertà e diritto li ha il papa, e, mentre quello si pappa il frutto, noi giocherelliamo col guscio vuoto…”
La quale affermazione proclama apertamente la vera motivazione dello scisma luterano…. Insomma è sempre questione di “vil pecunia”….
Col 1525 la riforma luterana da fatto puramente religioso passò ad assumere anche valenze economiche e politiche. Il 1525 infatti registra il primo atto della cosiddetta “secolarizzazione“ dei grandi benefici ecclesiastici con cui il gran maestro dell’ordine teutonico Alberto di Hohenzollern mutò le terre ecclesiastiche che egli godeva in beneficio in formula giuridica internazionale di “ducato”, ereditario per la propria famiglia: il ducato di Prussia. Il che determinò un punto di non ritorno per la riforma luterana e le conseguenze belliche con annesse stragi che sappiamo.
Ma per completare il quadro dell’operazione liberatoria dai vincoli impositivi del Papato occorre ricordare il contemporaneo verificarsi anche del movimento zwingliano, della riforma calvinista, nonché, dal 1534, dello scisma anglicano….
Tutto ciò ha significato per il Papato sul piano della fiscalità la riduzione delle cosiddette “entrate spirituali”. Riduzione ben più preoccupante rispetto alla decurtazione che, dopo i lunghi anni del Grande Scisma (1378-1417) e quelli del Piccolo Scisma o Scisma di Basilea (1439-1449), pure la S. Sede con Niccolò V (1447-1455) aveva subito, dovendo il Papato rinunciare a parte dei diritti vantati sulle terre e sul clero dei vari Stati cattolici.
Per sopperire a quanto accennato, soprattutto a partire dal regno di Sisto IV (1471-1484) si ricorse alla prima forma di debito pubblico al mondo: la vendita degli uffici venali. Non si capisce però come mai nelle entrate dello Stato della Chiesa non siano mai state messe a bilancio le cospique, anzi inenarrabili entrate provenienti dalle ruberie svolte per secoli in Sudamerica.

In ogni caso furono adottate nuove formule impositive.. e queste o rappresentavano incarichi amministrativi effettivi, e l’accesso “alla carriera direttiva” sia nel governo della Chiesa che dello Stato, oppure configuravano veri e propri titoli del debito pubblico che fornivano ai titolari una rendita finanziaria di entità correlata al valore dell’acquisto dell’ufficio stesso integrate da cariche onorifiche di facciata.

La corresponsione degli interessi spettanti alle cariche di secondo tipo veniva assicurata da parte delle entrate del Comune di Roma nonché dagli introiti dei monopoli. L’escamotage ebbe successo ed ossigenò il bilancio dello Stato. L’operazione esercitò varie funzioni, fra qui quella di creare consenso politico attorno al pontefice di una non discreta fascia di persone, che vedeva proprio nel rafforzamento dell’autorità del papa la tutela dei propri interessi, tra i detentori del debito pubblico non potevano mancare i più assidui e tradizionali…. le grandi banche, in particolare toscane che acquistavano le cariche su larga scala per rivenderle ad acquirenti minori …. anche portando al soglio pontificio vari loro rappresentanti… (esattamente come oggi).
Tralascio altre considerazioni solo per riflettere sulle successive imposte varate nella seconda metà del Cinquecento: dal sussidio del quattrino della carne, istituito nel 1553, al sussidio straordinario creato nel 1557, dal sussidio della foglietta introdotta da Sisto V nel 1588 alla tassa delle galere dello stesso anno.

Questo notevole incremento del peso fiscale inspiegabilmente non determinò sommosse contro il pontefice-re grazie soprattutto al sistema di riscossione affidato alle élites locali ma anche per il rafforzamento dell’autorità pontificia conseguente all’apertura del concilio di Trento e del successivo sviluppo della Controriforma, insomma la “venalità degli uffici” costituì nel lungo periodo un poderoso ed efficace fattore di consenso sociale: «uno strumento importante nell’attuazione del patto storico di alleanza tra papato e nobiltà cittadina», collante che in fin dei conti saldava i rapporti di potere tra il centro e i gruppi oligarchici locali.
Ma riduceva a condizioni di vita infime i semplici cittadini costretti a vivere al limite della sopravvivenza… tanto che all’arrivo dei Garibaldini costoro non trovarono in pratica alcuna opposizione (che non avvenne anche per altri motivi).. ma questa è tutt’altra storia.

Tre punti occorre qui mettere bene in chiaro :

  1. L’alta imposizione fiscale, sempre crescente nel corso degli anni non impedì però allo Stato della Chiesa di crearsi un debito pubblico oscillante fra le 15 (quindici), 20 (venti) volte del PIL (non mi sembra che nonostante questo e di sostenerlo per secoli rinnovandolo ripetutamente lo Stato della Chiesa sia stato dichiarato “fallito”.

  1. Non si capisce (anzi si capisce benissimo)…come mai anche allora lo Stato della Chiesa abbia avuto bisogno di prestiti quando in quello stesso periodo affluivano dalle Americhe per almeno due secoli galeoni carichi di oro, di argento e merci preziosissime di cui la Chiesa deteneva la compartecipazione agli utili in quanto uno dei cofinanziatori (papa Cybo) del viaggio di Colombo, della derivante scoperta delle Americhe, delle relative rotte e di tutte le scorrerie compiute nei secoli successivi particolarmente in Sudamerica.

  1. .e che quindi non sembrerebbe in questo caso particolare alcun elemento degno di essere preso a valido, reale, concreto, fondante di un contesto…. Un vero infame baillame logico/economico/fiscal/politico … un rospaccio del tutto indigesto ed intollerabile … pure con la più buona volontà di inghiottirlo..

  1. Ma soprattutto non si riesce a comprendere per quale ragione mai si dovrebbe accettare una imposizione fiscale al limite della schiavitù da una parte e del detrimento dell’economia in senso autodistruttivo dall’altra..

Resta il fatto che i Romani accolsero i garibaldini di LaMarmora come dei liberatori… dalla fame, dall’oppressione, dalle angherie, dalla vessazione fiscale, dall’ossessione liturgica rituale.

Tutta questa anticipazione storico/fiscale per consolidare il concetto che il regime fiscale è sempre iniquo, ingiusto, illogico…. E che esso va osteggiato sempre… ma ancor più nel momento che adesso andremo ad evidenziare..



Distribuzione del gettito in funzione della pressione fiscale: superato un certo limite t*, a cui corrisponde il gettito massimo Tmax, ulteriori aumenti dell'imposta causerebbero un aumento di evasione ed elusione, tale da ridurre il valore dello stesso. La forma reale e il valore t* sono sconosciuti e dipendono probabilmente da molti fattori.




E’ notorio che esagerare nel prelievo fiscale è detrimente per lì economia… talmente concetto consolidato che esiste addirittura un antico proverbio arabo che dice : < Quando sei nel deserto senza acqua … puoi spillare sangue del tuo cammello e berlo… ma se ne spilli oltremodo il tuo cammello morirà … e tu con lui>.

CAPITO??


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